Natura e pensiero
di Rossana Bossaglia, 2003
Marilisa Pizzorno da vari anni segue una sua idea sul senso e il significato dell’arte che utilizza alcune specifiche iconografie; ed è straordinario come riesca ogni volta a offrirci suggestioni diverse, e a caricare dunque le immagini di diversi valori espressivi, pur rimanendo perfettamente fedele a se stessa.
Intanto, il tema del nudo: nudi lievi e levigati, dove il maschile e il femminile si distinguono appena per gli attributi sessuali, ma non divergono nelle caratterizzazioni espressive. Si guardi per esempio al dipinto La mano nell’acqua , dove la coppia affacciata a una struttura aperta - chiamiamola finestra – si presenta con strette analogie somatiche e anatomiche. Certo noi distinguiamo uno dall’altro i componenti della coppia; la Pizzorno non intende assimilarli, bensì piuttosto collocarli in un’atmosfera di pulita limpidezza, dove gli aspetti grevi della carnalità si trasfigurano in simbologie intellettuali. Altrettanto dicasi dell’ambiente ove i suoi personaggi si collocano: paesaggi – definiamoli così – in cui grotte naturali e strutture abitative si inseriscono senza immedesimarvisi; sono palcoscenici, quinte, teatro dunque, dunque finzione. E’ una testimonianza esplicita che l’arte in quanto tale è sempre finzione, e appunto perciò esprime in metafora riflessioni profonde e intense sul significato dell’esistenza.
Queste considerazioni valgono anche per le parti delle iconografie che rappresentano, come si accennava, rocce; le quali sono raffigurate in forme contorte, sforacchiate, avvinghiate, traforate, quindi in maniera assai diversa dalla liscia compattezza delle immagini anatomiche. L’interpretazione più immediata che nasce da questo contrasto è che la figura umana si imponga nel contesto naturale per una superiore purezza – che sarà la purezza dei valori dello spirito, o comunque caratterizza una superiorità dei valori intellettuali.
Se volessimo usare una definizione convenzionale per questo tipo di pittura, potremmo inserirla in una continuità storica della pittura metafisica; ma quello che in essa più colpisce è l’approdo ad un linguaggio limpido, strutturalmente semplice, con una manualità straordinaria nel rendere la complessa pastosità della materia: i pastelli, appunto, sono percorsi da una drammatica morbidezza e svelano come all’interno delle rocce rappresentate viva una misteriosa dolcezza.
Tra il classico e il mostruoso, l’intellettuale e il fantastico, la Pizzorno continua a sviluppare una sua coinvolgente idea dell’arte; dove - mi si consenta una considerazione banale ma fondamentale – al servizio di una cultura raffinata e di un’eccitata fantasia sta uno straordinario mestiere.